Ricercatrice principale:
Prof.ssa Teresa Santantonio
Progetto realizzato con fondi privati
In questo studio è stato valutato se un modello semplificato di interventi e cure condiviso con i Servizi territoriali per le dipendenze patologiche (SerD) e gli Istituti penitenziari, possa favorire l’accesso ai test diagnostici e al trattamento dei soggetti che fanno uso di droghe in vena e dei detenuti HCV positivi.
Gli obiettivi dello studio sono stati:
- Valutare la prevalenza dell’infezione da HCV in una coorte di PWID seguita dal SerD di Foggia ed in una coorte di detenuti della casa circondariale di Foggia
- Semplificare e promuovere la diagnosi dell’HCV, il collegamento alla cura e al trattamento tra PWID e detenuti
- Ridurre il serbatoio dell’infezione e prevenire la trasmissione dell’HCV
- Monitorare i pazienti guariti per il rischio di reinfezione da HCV
Nel dettaglio, a tutti i PWID seguiti presso il SerD di Foggia ed ai detenuti della casa circondariale di Foggia è stato proposto lo screening per l’infezione da HCV, utilizzando il Test Anticorpale Rapido per HCV “in situ”. Le persone risultate positive sono state indirizzate all’ambulatorio di Malattie Infettive, AOU Policlinico di Foggia, seguendo un percorso “fast track” (giornata e personale dedicato) finalizzato a svolgere nella stessa giornata:
1) test virologici (HCV-RNA, genotipo HCV)
2) test biochimici (transaminasi, gGT, fosfatasi alcalina, elettroforesi sieroproteica, bilirubina totale e frazionata, INR, emocromo),
3) visita medica
4) ecografia epatica
5) fibroscan
Tutti i soggetti prima dello screening hanno ricevuto un foglio informativo sull’epatite C e sui rischi e benefici del trattamento e l’informativa sulla privacy.
Tutti i pazienti con epatite cronica C hanno ricevuto regimi basati su DAA (DAA) secondo le linee guida nazionali. Dopo il trattamento, i pazienti con risposta virologica sostenuta (SVR) sono stati monitorati per HCV RNA ogni sei mesi per una diagnosi precoce di reinfezione da HCV.
Sebbene limitato nel tempo a causa dell’emergenza COVID-19, il modello è risultato efficace in quanto ha consentito lo screening di 250 PWID e 105 detenuti.
Grazie al percorso accelerato, i soggetti anti-HCV positivi hanno completato l’iter diagnostico con un unico accesso in ospedale e dopo due settimane hanno iniziato la terapia.
Il trattamento è stato ben tollerato e ha consentito la guarigione in tutti i PWID e in tutti i detenuti trattati. Ciò ha consentito la riduzione del serbatoio del virus e ne ha impedito la trasmissione ad altri soggetti appartenenti a queste popolazioni a rischio.
Questo modello, data la sua efficacia, è attualmente utilizzato di routine.
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